Finché faccio battute sto bene. Amo l’ironia amara, che a volte rasenta il sarcasmo ma senza mai umiliare l’Altro. L’umorismo è la mia forma di dialogo, anche con lo straniero, lo sconosciuto.


Ridere per sopravvivere.

Purtroppo, di questi tempi, l’umorismo è difficile da capire, lo spiega bene Crepet che ripete sempre che i giovani non sanno cosa sia, mentre quelli più grandi prendono subito d’aceto.

Che avesse ragione Karl Marx che diceva che l’umorismo era l’arma dei deboli? Giammai! Io non posso fare a meno del mio umorismo, il più delle volte mi ha salvato la vita e spero anche che “una risata mi seppellirà” metaforicamente parlando senza disturbare l’anarchico dell’ottocento Michail Bakunin al quale è attribuita.

Tantissimi anni fa, in treno, conobbi un ragazzo e ci mettemmo a parlare (niente cellulari all’epoca e pochi soldi per i libri e i giornali). Era toscano e veramente divertente, chiacchierando del più e del meno dissi che avevo appena acquistato una fiat 500 usata ma che era targata Cartagine (io sono romana e, all’epoca questa era una battuta che girava tra i più). Rise, rise talmente tanto e per tanto tempo che ancora ricordo il suo sorriso: mi aprì letteralmente il cuore.

A volte ci si sforza, si fa finta ed è anche una fatica incredibile ma far ridere gli altri con le nostre battute poi ti ripaga.

Chi ha detto che per stare bene bisogna ridere almeno dodici minuti al giorno? Be’ sono tantissimi 12 minuti, chi di voi ci riesce? 

Parliamone e perché non scambiarci i nostri cavalli di battaglia di battute?

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4 risposte

  1. Hai ragione Annarita, io da giovane avevo il complesso della mia risata, mi mettevo a ridere nei momenti meno opportuni e diventavo pure rossa. Pero’ devo dire che adesso rido poco ma una bella risata mi fa proprio bene. Ti ringrazio e ti abbraccio

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