Un tempo le borse, i borselli, le bisacce si nascondevano accuratamente sotto gli abiti e, più eri abbiente e pìù eri accorto. 

Non molti anni fa invece, la borsa è diventata un fondamentale capo di abbigliamento femminile e non solo. E’ passata da capo esclusivo nell’armadio delle nostre ave, da usare nei giorni di festa, per assurgere a status symbol e evidente ostentazione di ricchezza o snobismo.

Ci sono libri d’arte che segnano le collezioni delle borse più ambite della storia della moda, come, solo per citarne alcuni, “The handbag book: 400 Designer Bags That Changed Fashion” o “For the Love of Bags”, ma quello che c’interessa qui è comprendere il perché la borsa oggi stia diventando una sovrapposizione tra un must e un feticcio.

Screenshot

L’oggetto del desiderio

Le borse oggi sono diventate un oggetto di desiderio ambitissimo, spesso dietro c’è una vera e propria cultura della collezione e alcuni uomini lo fanno.

Più che indossarle oggi le borse bisogna possederle e, quando s’indossano, spesso c’è una malcelata gara nel saperle riconoscere.

I dettami delle “fashion victim” più scrupolose ci indicano che le borse più ambite sono rigorosamente “No logo” ma riconoscibilissime da un dettaglio o da una borchia.

Nell’immaginario odierno le borse dicono chi sei, che donna c’è dietro quella sacchetta di 15×10 centimetri in pelle simil-umana (per il costo, scherzo ovviamente) portata con nonchalance sotto l’ascella, o almeno, così la pensano in molti.

Fior fiore di stilisti e esperti di marketing studiano stagioni intere come catturare la clientela verso l’ultima iconica bag e il vintage oggi da’ a tutti, ma proprio a tutti, la possibilità di indossare con eleganza il vecchio modello della nonna in versione coccodrillo selvaggio ormai estinto.

Ma cosa c’è dietro questa spasmodica rincorsa?

Le borse rappresentano la nostra necessità di protezione. rganizzando e riempiendo la nostra borsa trasferiamo al suo interno il nostro mondo, lo portiamo con noi. Una borsa è a tutti gli effetti uno scudo, un baluardo di difesa per fronteggiare gli attacchi esterni, ha un potere taumaturgico: riesce a rafforzare la nostra coerenza e la nostra autostima.

Una borsa è un po’ il contenitore della nostra identità, ci rassicura e ci difende dall’ansia di svelare le nostre parti indifese.

E’ “l’oggetto del desiderio” che ci illude di rafforzare la nostra identità, capace di far convergere l’immagine di noi stessi, i nostri desideri e le attese degli altri.

Cambiando semplicemente il modello della borsa riusciamo a dare agli altri un’immagine ogni volta differente di noi, talvolta semplicemente disinvolta, altre volte sessualmente intrigante.

E se dobbiamo la nostra libertà all’invenzione della tracolla da parte di Coco Chanel non possiamo ignorare che a volte le borse, specie quelle di grandi dimensioni, consentono di nasconderci, di proteggerci, o anche di nascondere una gravidanza ancora riservata, come successe a Grace Kelly che si fece scudo con la borsa di Hermès che poi prese il suo nome.

Il cortometraggio pluripremiato “Emilie Muller” scritto e diretto da Yvon Marciano con Veronica Varga ce lo conferma 

Non credo, infine, che ci sia bisogno di ricordare ai fashion addicted  che questa è la settimana della moda a Milano.


PODCAST

Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle

Spotify | Amazon music | Apple Podcast

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *