Mi piacerebbe proprio che l’8 marzo fosse un’opportunità per riflettere su ciò che significa
essere donne oggi, specialmente partendo da chi appartiene alla generazione Z.

La prima cosa che posso dire è che viviamo in un mondo caratterizzato da etichette e da definizioni. I giovani si sentono spesso imbrigliati perché vorrebbero cercare di definire se stessi al di là di questi stereotipi, etichette, ruoli tradizionali e aspettative sociali. È possibile? Non è facile, ma è certamente possibile, nel mio lavoro di counselor mi imbatto costantemente in questa esigenza di fondo.

Perciò l’8 marzo potrebbe essere un’occasione proprio per esplorare il modo in cui le giovani donne possono abbattere le barriere, non solo sociali ma anche interiori. Per fare questo dobbiamo però uscire dagli stereotipi dell’8 marzo: mimose, festa della donna, donna-angelo (ma non siamo stufe di tutto ciò?) e restare con i piedi per terra.

Domande, non certezze

Invece delle certezze di una ricorrenza ormai prevalentemente consumistica e svuotata del suo contenuto, poniamoci delle domande piuttosto scomode: Chi voglio essere? Quali sono le mie priorità? E come vedo il mio futuro?

Avevo pubblicato un articolo proprio sul tema di “amarsi per seconda intenzione”, un concetto che invita a prenderci cura di noi stesse non solo per come appariamo agli altri ma per il nostro autentico benessere interiore. Questo approccio è particolarmente importante oggi – proprio nella stereotipizzazione dell’8 marzo – per le giovani donne (e anche per qualche maschio desideroso di riflettere…), che spesso si trovano a navigare tra aspettative sociali e desideri personali.

Il bisogno di affermare la propria identità, la pressione dello studio o del lavoro, le relazioni che sembrano sempre più complicate, sono spesso situazioni difficili da affrontare. Quindi esploriamo le emozioni e i pensieri più intimi proprio quando le connessioni umane sembrano talvolta sacrificate all’altare della velocità e della produttività.

Proprio l’8 marzo, facciamo un passo indietro

Perciò, giovane ragazza della Gen Z, quest’anno, per l’8 marzo, so che desideri fare un passo indietro e riflettere su come puoi celebrare te stessa e il tuo viaggio. Non importa dove ti trovi o quali siano le tue sfide, quello che è in gioco è il tuo equilibrio e il fatto che tu possa camminare con consapevolezza verso il tuo futuro.

E, se il tuo desiderio di cambiamento vuole essere concreto devi abbandonare i luoghi comuni e aprire i tuoi occhi: oggi il tuo problema non è più il diritto di portare i pantaloni o fumare in pubblico, ma quello di avere lo stesso salario di un uomo a parità di lavoro.

L’8 marzo prendiamoci tutte (giovani e meno giovani),  la libertà di pensare e di uscire dagli schemi!


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