Parecchi anni orsono lessi un’interessante intervista a un grande psichiatra americano di cui purtroppo non ricordo il nome. La domanda principale era perché avesse scelto di fare proprio quel mestiere. Egli raccontò che agli esordi per fare tirocinio aveva scelto di stare per un po’ di tempo dietro la consolle di un telefono-amico, molto in voga a quell’epoca.

Togliere le foglie
Una sera prese una chiamata di un uomo che con fare serafico gli disse che al termine di quella telefonata si sarebbe ucciso. Lo psichiatra in erba non dette voce al terrore che provò all’epoca e, dopo un interminabile minuto di silenzio, d’istinto formulò questa frase: “Va bene. Prima di compiere il gesto che hai deciso c’è qualcosa che vorresti fare, che ti dà fastidio in questo momento?”. L’aspirante suicida rispose: “Si sono accumulate fuori dalla mia porta un bel po’ di foglie morte, cadute dagli alberi, quelle sì mi danno fastidio”. L’interlocutore allora disse prontamente che lo avrebbe aspettato affinché lui pulisse con un rastrello tutto il fogliame che gli dava fastidio, rassicurandolo che, alla fine, lo avrebbe ritrovato all’altro capo del filo.
Passarono 20 interminabili minuti e quando l’uomo tornò al telefono disse al giovane psichiatra che quell’atto di togliere tutte le foglie dall’uscio della porta gli aveva fatto particolarmente bene e che quasi si vergognava adesso del motivo della sua chiamata.
Non dimenticherò mai questo aneddoto (mi dispiace veramente non ricordare il nome dello psichiatra) perché fu di grande insegnamento per me.
Ogni volta che i miei interlocutori si trovano in questa situazione chiedo prima di tutto di stilare una semplice lista di cose da fare o, ancor più banalmente, di iniziare a fare qualche attività fisica o manuale. Sinceramente anch’io se sto davvero giù faccio la stessa cosa.
Riempire la vita oggi è facile (troppo?)
Oggi viviamo a ritmi accelerati, non riusciamo più ad assaporare la vita, ma sappiamo benissimo come riempirla.

Una mia cara amica quando si trova in questo empasse dice che deve mettere a posto le bollette telefoniche, le ricevute, gli estratti conto e quant’altro; di solito lo fa sempre la domenica e siccome è una cosa che detesta ma dice che deve assolutamente fare, io so che è il suo modo per riappropriarsi di sé, per fare ordine e per provare poi una piccola gratificazione. Alla fine è sempre questione di esercizio, una sorta di rituale taumaturgico come sanno bene quelli che escono a fare jogging: il meccanismo è lo stesso e al rientro si sente addosso una bella carica di adrenalina che supera la stanchezza.
Provare a mettere ordine, dedicare almeno 15/20’ a qualche attività manuale ci rafforza ed è scientificamente provato. Se all’inizio è difficile, basta provare a spezzettare i compiti che ci siamo prefissi in due o più fasi, come ad esempio non fare il cambio di stagione del guardaroba tutto insieme ma uno spazio o un cassetto per volta.
Perciò smettiamola di scrollare pigramente per ore il nostro cellulare e mettiamoci all’opera: qualcosa di positivo in noi sicuramente accadrà.
PODCAST
Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle
Spotify | Amazon music | Apple Podcast