Volevo ottenere un abbonamento gratuito da una nota rivista. Bastava  rispondere a una decina di domande di cultura generale e lo feci in un batter d’occhio ma… mi bloccai alla domanda: “Chi è Simone Veil?”

Inutile sottolineare che a quei tempi non c’era né internet tantomeno Wikipedia ma io a casa ero fornita di ben due Enciclopedie con tanto di aggiornamenti che i miei avevano comprato a rate per la nostra “istruzione”. Ma di Simone Veil neppure una traccia!

Che cosa fare? Chiesi a tutti ma nessuno conosceva questo Simone Veil.

E niente, una rabbia indescrivibile e l’abbonamento sfumò per colpa di questo… “Simone”!

Ho sempre avuto un orgoglio quasi puntiglioso sul sapere, sulla cultura. Sicuramente sarà stato un retaggio legato all’alto tasso di analfabetismo del dopoguerra che sia la mia famiglia che la scuola dell’epoca rifuggivano come la peste. Quel “Simone” non l’ho mai più dimenticato.

E quando, parecchio tempo dopo, ritrovai quel nome il mio stupore fu enorme.

Intanto Simone era una donna, e che donna! Magistrata, ministra, presidentessa del Parlamento europeo, sempre in lotta per i diritti civile e contro i genocidi e, seppur conservatrice, fu una femminista ante litteram (la legge del 1975 che autorizza l’interruzione volontaria di gravidanza in Francia porta il suo nome).

Figlia di un architetto che progettava ville in Costa Azzurra, la sua fu un’infanzia felice ma, con l’avvento del nazismo, la famiglia – di origine ebrea –  fu decimata e lei stessa fu una sopravvissuta.

Dopo la guerra il suo obiettivo era tornare a studiare, divenire avvocato per combattere le ingiustizie.

Durante una vacanza incontra Antoine Veil, come lei di origini ebraiche e dopo un anno si sposano. Avranno tre figli e Simone si scontrerà parecchio col marito che la vuole avvocato, dovrà optare per la magistratura.

La vita di Simone è costellata di successi e riconoscimenti soprattutto a Strasburgo, al Parlamento europeo, e sarà anche Presidentessa nella Fondazione per la Memoria della Shoah e membro dell’Accademia di Francia.

Oggi i suoi ricordi sono diventati un libro pubblicato da Corbaccio “Solo la speranza lenisce il dolore” e per il cinema quest’anno in occasione della “Giornata della Memoria” è uscito un biopic di Oliver Dahan e io mordo ancora la penna per non aver saputo chi fosse quella che è diventata “La donna del secolo”.


PODCAST

Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle

Spotify | Amazon music | Apple Podcast

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *