Lo scrittore e filosofo Alain De Botton affermava che secoli fa l’identità personale era definita dall’appartenenza religiosa e, in subordine, per l’adesione a corporazioni e mestieri, specie nell’epoca del XIII e XIV secolo.

Ad esempio Dante si definiva uno “Speziale” perché le corporazioni erano un potente aggregato di potere economico, sociale, culturale. Nell’epoca moderna con la nascita degli Stati nazionali ci si definiva invece per appartenenza etnico culturale (io sono spagnolo, belga, inglese, ecc…).
E’ un fenomeno relativamente recente che la persona si definisca invece esponendo la sua professione e il suo ruolo nella Società (sono un ingegnere, sono un fabbro, sono un medico) e questo è avvenuto per due motivi: primo l’indebolirsi del valore delle altre forme di appartenenza (religiosa, culturale, nazionale) e in secondo luogo perché la definizione delle professioni in maniera più scientifica, l’espansione delle conoscenze e delle comunicazioni e competenze, comporta, per esempio, che un medico francese abbia un background con più punti in comune con un medico inglese che con un ingegnere del suo stesso Paese (ovviamente oggigiorno c’è l’estensione anche al femminile).
La Gen Z e il concetto di genere
Tutto questo però non vale più per la generazione Z che, di certo, ha svalutato la propria partecipazione individuale nel mondo del lavoro e si sente parte di un universo poco incline al nazionalismo.
Questi giovani preferiscono definire la loro identità attraverso il concetto di genere, anche nella conoscenza superficiale, soprattutto con il linguaggio della comunicazione non verbale (vestiti, trucco, postura). Ovviamente definirsi fluidi, poliamorosi, transgender non basta e queste definizioni vengono affinate con ulteriori specifiche (agender e/o bigender, fluido ma anche neutro, trans e intersessuale, ecc…) concetti che servono solo a tagliare un abito a misura, a darne una definizione che sia la più attinente alla propria identità, in fin dei conti, originale e unica come nell’aspirazione di questa generazione Z che vuole vivere la propria vita e non quella degli altri.
Rompere all’istante le barriere sociali
Ovviamente queste identità multiformi hanno il vantaggio di essere mutevoli e di poter cambiare lungo il proprio percorso esistenziale, sessuale e affettivo e poter essere aderenti al proprio sentire in ogni momento dell’esistenza.
Definirsi per genere rompe all’istante le barriere sociali e porta l’incontro subito sul piano personale. Un tempo era sufficiente essere empatici.
Ragazzi: non fatevi ingabbiare, venite mossi nella fotografia!
E quando vi cuciono addosso un vestito, cambiatelo!
Il mestiere che faccio non pretende assolutamente d’indagare le ragioni profonde e remote dell’IO e ho ben chiara l’astensione del giudizio ma “sostengo” le persone nei momenti di difficoltà aiutandole a fare i cambiamenti che non sono evitabili.
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