Scriveva Carlo Levi “Le parole sono pietre”
e molto prima di lui a ribadirlo era il filosofo Gorgia, e noi siamo ancora capaci di comunicare davvero o siamo usiamo le parole come clave?

Tutti i genitori insegnano ai propri bambini che ci sono delle parole da non dire, che non sta bene, ecc, ecc… poi diventando grandicelli tutti noi abbiamo sdoganato le parolacce ma le parole da non dire, quelle no, restavano non dette.
Oggi non è più così, i social come ben sappiamo hanno svincolato il “Politically Correct” e l’equivoco linguistico è sempre svoltato l’angolo perché dietro a una tastiera molti (tranquilli non tutti diventano leoni) si sentono autorizzati a poter dire o scrivere di tutto, ma tutto a volte non si può dire e non è solo questione di offendere l’Altro (che comunque non ci starà), è proprio che certi linguaggi uccidono, agiscono come acido sul proprio messaggio, con buona pace di tutta la PNL.
Spesso le parole finisco per diventare letali.
Proviamo quindi qualche esercizio di “purificazione”, esercitiamoci a non pronunciarle più, magari chissà, anche tornando a un più proficuo e significativo silenzio. Il finale del film “Padrona del suo destino” di Marshall Herskovitz lo spiega molto bene.
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